Utopia e realtà, in Arte tutto è possibile, si contempla un mistero e ci si interroga sul senso della vita, cercando di migliorare il nostro modo di stare al mondo.
(Alba Kia, Napoli Cultural Classic, intervista, 2020)
*****
Pittura-gioco: riconsegnare l’arte a tutti,
questa può essere una terapia ai mali del presente,
per ripristinare l’equilibrio tra uomo e natura
PAINTING-PLAY: GIVE BACK THE ART TO ALL PEOPLE, THIS MAY BE A TREATMENT FOR AILMENTS TYPICAL OF CONTEMPORARY SOCIEY, TO RESTORE THE BALANCE BETWEEN MAN AND NATURE
questa può essere una terapia ai mali del presente,
per ripristinare l’equilibrio tra uomo e natura
PAINTING-PLAY: GIVE BACK THE ART TO ALL PEOPLE, THIS MAY BE A TREATMENT FOR AILMENTS TYPICAL OF CONTEMPORARY SOCIEY, TO RESTORE THE BALANCE BETWEEN MAN AND NATURE
(Alba Kia, 2011)
*****
Resoconto sull’esperienza con il Centro di Aggregazione Giovanile di Montopoli - Testo critico di Chiara Ferrara
L’Arte siamo noi che mentre giochiamo una partita amichevole a calcio cancelliamo l’opera di Santiago Morilla
L’arte siamo noi e nessuno si senta escluso, siamo
giovani e crediamo in qualcosa: vogliamo divertirci, andare veloci da una parte
all’altra del nostro bel paese, negli anni in cui il cuore batte più forte e ogni sogno
sembra presagio d’infinite scoperte e il futuro creta da modellare
L’Arte siamo noi che prima di fare quest’esperienza
fuori dall’ordinario siamo saliti nella parte alta di Montopoli curiosi di ammirare
dall’alto l’enorme disegno pensato dall’artista venuto da lontano per esprimersi qui
dove il cuore verdeggiante della natura palpita lesto
L’Arte è una partita che si distingue dalle nostre
solite giocate nei campetti, è per una volta usare il grande campo di calcio del
nostro borgo natio
L’Arte cambia a seconda della prospettiva, se chi
guarda è consapevole della metamorfosi grafica, chi gioca, come noi, la vive
dall’interno in maniera frammentaria
L’Arte è divertirsi, rispettando le regole senza
bisogno d’arbitri
L’Arte è la faccia dell’arbitro disegnata con la calce
sotto ai nostri piedi - che pian piano eliminiamo aiutati dall’acqua che scende dal cielo - non ne
abbiamo bisogno, oggi, non ci si mena, l’agonismo non ci riguarda questa sera
L’Arte si può sognare e vedere, l’Arte è nelle nostre
braccia e nelle nostre gambe, ci siamo dentro e vogliamo esserci, sentiamo la
pioggia che leggera ci accompagna, vogliamo prenderla in viso, e sentire la sua
forza, e farci trascinare, travolgere, stordire
L’Arte siamo noi che abbiamo visto il nostro film entusiasmati
dal ricordo di quella giornata diversa dalle solite
L’Arte la si può vedere salendo sulla nostra torre, piano dopo piano, entrando dalla dimora del Capitano, ed esplorandone le opere celate al suo interno, fino in cima
L’Arte la si può vedere salendo sulla nostra torre, piano dopo piano, entrando dalla dimora del Capitano, ed esplorandone le opere celate al suo interno, fino in cima
Chiara Ferrara,stesura ispirata ai resoconti dei
ragazzi del CAG di Montopoli che il 19 maggio 2010 hanno partecipato alla
realizzazione del video “Gioco mostruoso” di Santiago
Morilla e all’incontro
del 24 maggio 2010 (visita allaTorre) (liberamente
tratta dal romanzo
IL CUORE DEI BRIGANTI
di Flavio Soriga, Bompiani, Milano 2010)
Scritto per il blog di 20eventi – manifestazione internazionale
d’arte contemporanea
da Hendrik
- Carsten Nicolai
Dal 29
ottobre 2010 al 9 gennaio 2011
A cura di
Martina De Luca, Pier Paolo Pancotto
Museo
Hendrik
Christian
Andersen
Via
Pasquale Stanislao Mancini 20
00196 Roma
Orari di
apertura: martedi - domenica dalle 9.30 alle 19.30. Chiusura il lunedì.
Ingresso gratuito.
La mostra
è realizzata in collaborazione con l’Accademia Tedesca, Roma - Villa Massimo
Catalogo
edito da
Neromagazine,
Roma.
|
RECENSIONI
da Hendrik: Carsten Nicolai
La percezione come viaggio tra arte, architettura e musicadi Chiara Ferrara
Nella
suggestiva casa-studio in cui visse H. C. Andersen, donata per suo volere
dopo la morte (1940) alla città, acquistano nuova veste alcune opere chiave
della ricerca artistica di Carsten Nicolai, rielaborate o create
appositamente per la mostra da Hendrik: Carsten Nicolai.
Il
progetto da Hendrik permette di dare spazio ad artisti giovani ma già
affermati a livello internazionale, scarsamente presenti o del tutto assenti
dalla scena espositiva italiana, e favorisce il confronto culturale tra gli
istituti stranieri attivi nel nostro territorio e la nazione stessa. Nicolai
è stato selezionato perché come Andersen, di origini norvegesi ma romano
d’adozione, anche lui, pur vivendo e lavorando a Berlino, ha già avuto
numerosi e rilevanti rapporti artistici con il nostro Paese: ha esposto due
volte alla Biennale di Venezia, a Firenze, a Napoli e a Roma, dove ha
soggiornato nel 2007 a seguito del conferimento di una borsa di studio Premio
dell’Accademia Tedesca con sede a Villa Massimo.
Nato nel
1965 a Karl-Marx-Stadt, laureato in architettura a Dresda, Nicolai esordisce
nella scena artistica negli anni Ottanta. Disinvolto ma consapevole
nell’agire, le sue opere gli somigliano: poliedriche, scientifiche e fuori
dall’ordinario. La sua ricerca personale si avvale tanto della comunicazione
visuale quanto di quella musicale, spesso con contaminazioni reciproche, al
di là dei codici precostituiti, attraverso linguaggi che vanno dal modellato
alla pittura, passando per la grafica, l’installazione, il video, la performance,
l’architettura e per finire all’elaborazione elettronica di suoni (il suo
pseudonimo da dj è Alva Noto).
Appena
varcata la soglia del museo, nella prima sala a sinistra, al piano terra (lo Studio
con le Sculture monumentali di Andersen per il progetto utopico del Centro
mondiale di comunicazione) ci si ritrova immersi nel site-specific Maßstabsbilner,
che indaga il concetto di proporzione. Alcuni laser rotanti si muovono nello
spazio proiettando sulle pareti della stanza e sulle statue una luce visibile
attraverso l’uso di speciali occhiali, situata all’altezza media di un
individuo (175 cm), dando vita a nuovi equilibri tra lo spettatore e le
componenti plastiche ed architettoniche circostanti.
Al piano
superiore di Villa Hèléne, in origine appartamento privato di Andersen, il
percorso della mostra prosegue nel salone centrale e nelle stanze laterali.
La raffinatezza di gusto neoclassico dell’architettura e degli arredi si
coniuga piacevolmente con la contemporaneità dei lavori di Nicolai, naturali,
spaziali e coinvolgenti, tra cui i visitatori delle nuove, ma anche delle
vecchie generazioni si aggiravano simpaticamente incuriositi.
“Che cos'è
stato? La caduta di un meteorite? La visita di abitanti dell'abisso cosmico?
Sta di fatto che nel nostro piccolo paese è comparso uno straordinario
prodigio: la Zona”. Queste frasi sono tratte dal film Stalker di
Andrej Tarkovskij (1979), a cui Nicolai si ispira per realizzare Zone
(2007/2010). A interessare l’artista è in particolare il relativo concetto di
zona, territorio dove le normali leggi fisiche sono stravolte, in cui
i protagonisti si avventurano con l’aiuto di uno Stalker (guida
illegale esperta del territorio) per raggiungerne la stanza in cui i
“desideri più intimi e segreti” si possono avverare: tale idea si traduce in
una serie di stampe raffiguranti le radiazioni dei pianeti, ed in
un’installazione percorribile con suoni cosmici remixati.
Modular
Re-Strukt (2003/2010),
strutture modulari, rappresentano città stilizzate geometricamente,
componibili in infinite varianti grazie al principio d’assemblaggio - insito
nel lego - di elementi interconnessi, solidi regolari, in due varianti:
bianchi porcellanati o grigi di gomma.
La serie
di stampe Ora (2007/2010) comprende dei riadattamenti di un affresco
di Emmanuel Maignan del diciassettesimo secolo presente a Roma nel Convento
di Trinità dei Monti, tracciati numerici dall’aspetto matematico ed
enigmatico.
Fanno
pensare a dei meteoriti le interessanti forme della serie Cluster
(2008), sculture in alpacca, una lega di nichel e argento, con i
caratteristici riflessi e giochi di luce. L’artista le ha plasmate dal calco
di uno stesso palloncino riempito con tante palline da ping-pong modificato
al fine di ottenere diverse soluzioni formali mantenendone la densità.
Con Solaris
(2009) infine Alva Noto ripropone l’omonimo film di Tarkovskij del 1972
ricreandone appositamente la colonna sonora.
Come
un’immersione nell’arte di Nicolai, questa mostra regala ai fruitori
un’occasione di scambio molto più che internazionale: quasi interstellare.
Recensione
per
Luxflux
prototype arte conteporanea
|
Dall’alto:
1. Carsten Nicolai durante l’allestimento dell’opera Modular Re-Strukt per la mostra da Hendrik: Carsten Nicolai.
Photo Chiara Ferrara (2010)
Photo
Chiara Ferrara (2010)
3. Carsten
Nicolai, Zone, 2007/2010, installazione ambientale con impianto sonoro
e 12 stampe ai piezo-pigmenti su carta, dimensioni variabili.
Photo
Chiara Ferrara (2010)
4. Carsten
Nicolai, Cluster, 2008, sculture in alpacca (nichel e argento),
dimensioni variabili.
Photo Chiara
Ferrara (2010)
|